Proprio il giorno 2 febbraio – come Gruppo Noi la Civica insieme a Castelfranco Merita – avevamo chiesto la convocazione della Commissione Cultura. In particolare, avevamo scritto e protocollato esattamente queste parole:
“Confidiamo che in Commissione si possano avere informazioni sulle iniziative previste per rilanciare le opportunità che una Città d’Arte come la nostra può offrire. Settori come l’alberghiero, l’accoglienza, il commercio e i servizi di ristorazione sono stati molto penalizzati nel periodo delle lunghe restrizioni subite per la pandemia e hanno bisogno di segnali decisi per ripartire con fiducia e con serie prospettive di sostenibilità economica. E’ importante che anche dal Comune arrivino segnali per ridare fiducia e in questo modo – e non solo con sussidi e contributi pur doverosi – essere al fianco di queste categorie.”
Ebbene, quasi evocata dai nostri auspici, la mattina del 3 febbraio, in una convocazione urgente da parte del Sindaco, abbiamo avuto la notizia: si presentava l’opportunità di acquisire al patrimonio comunale un immobile storico di grande pregio e di notevole ampiezza, 3.296 mq di superficie utile, esercitando il diritto di prelazione. L’impegno economico è grande, quasi tre milioni di Euro, ma altrettanto grande è la valenza di una acquisizione come questa.
Si tratta di un investimento che può aprire a Castelfranco forti opportunità di rilancio nel panorama del circuito delle Città d’Arte del Veneto, potendo contare su una nuova struttura dalle grandi potenzialità sul piano culturale. Nella lettera del Ministero per i Beni e le attività culturali e per il Turismo, infatti, si precisa che nell’eventuale proposta di prelazione – corredata della necessaria copertura finanziaria – devono essere indicate “le specifiche finalità di valorizzazione culturale del bene”.
Questo sta a significare che non basta decidere di acquisire il bene ma che bisogna indicare in modo preciso le finalità di questo investimento. Significa che non si possono trasferire uffici comunali, che non si può decidere successivamente quale sarà l’utilizzo della struttura. Significa che questo bene storico deve diventare un patrimonio pubblico che aggiunge valore e forza all’offerta culturale della nostra Città. Con una prospettiva progettuale forte e convincente, non affrettata o approssimativa.
Amministrare una realtà come Castelfranco è un onore ma anche una grande responsabilità. Questa città nel tempo ha dimostrato di essere consapevole del valore del suo patrimonio d’arte e di storia e lo ha anche saputo arricchire. Degli anni ’70 del ‘900 è la restituzione alla città del Teatro Accademico dopo una lunga chiusura, di fine anni ’90 l’acquisizione di Casa Giorgione e dei primi anni 2000 la creazione del Museo Casa Giorgione. E poi l’acquisizione di Casa Costanzo, sempre legata al tempo di Giorgione, e l’avvio di un processo che ha portato l’Università di Padova a investire su Parco e Villa Bolasco. E infine, più recente, l’avvio del completamento della Cittadella della Musica con il Conservatorio che si trasferirà nel compendio di Via Riccati in una opportuna collaborazione del Comune con l’Università.
Palazzo Soranzo-Novello sarà quindi una nuova opportunità ma avrà bisogno di un progetto culturale forte e di un altrettanto grande impegno. E credo sarà opportuno promuovere un confronto a livello istituzionale, con le forze politiche presenti in Consiglio Comunale ma coinvolgendo anche le migliori forze della nostra Città, le migliori intelligenze e competenze. Confrontandosi anche con altre realtà del territorio: penso ad Asolo, a Possagno, a Bassano, ma anche a Cittadella, Montebelluna, Treviso e Padova. Si tratta di un patrimonio di esperienze da poter studiare e condividere per creare anche offerte culturali in complementarietà, puntando ciascuna sulle proprie specificità e sui propri punti di forza in una rete che rinvii a percorsi emozionali stimolanti e coinvolgenti.
Con una nuova struttura a disposizione, si potranno valorizzare le opere della civica collezione museale, i lasciti come le ceramiche antiche della Collezione Varo oppure la collezione Cargnello, o i ritratti dei Tessari e del lascito Avogadro. E poi anche acquisizioni uniche come la splendida raccolta di strumenti musicali antichi, un “Museo della Musica” che appartiene alla città dagli inizi del 2000.
Si potrà rilanciare anche sul fronte delle mostre che hanno dimostrato anche a Castelfranco la loro potenzialità come motore economico oltre che culturale: l’abbiamo visto nel 2010 con la grande Mostra nel quinto centenario di Giorgione. Ma si potrà guardare anche all’arte contemporanea, alla fotografia, al digitale. Con una operazione come questa, comunque, c’è anche la volontà di dare un segnale di fiducia nella capacità del territorio di ripartire dopo un momento così difficile come quello della pandemia. Perché è la certificazione che il Comune conferma una sua vocazione storica e crede nel suo futuro.
Vedere infine che il proprio Comune si riappropria di un patrimonio che una gestione sconsiderata e improvvida da parte delle banche del territorio ha dissipato, con uno strascico di sofferenza immensa per il tessuto sociale ed economico, in qualche modo è anche un risarcimento. E questo segnale di impegno pubblico e civico può a questo punto favorire anche un nuovo dialogo con l’Istituto bancario che ha prima acquisito e poi messo in vendita questa testimonianza storica che rischiava di andare dispersa. Una realtà che può oggi trovare una nuova vocazione, con nuove funzioni legate alla cultura, in una progettualità che valorizzi la nostra Città e stimoli una crescita culturale e sociale ma anche economica.
Maria Gomierato, 7 febbraio 2021