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NOI LA
CIVICA

Il futuro corre sui binari

La partita dei Balcani e lo sviluppo del Nordest all’ordine del giorno.

Due Ministri del nostro Governo, Tajani e Urso, hanno acceso una spia rossa sulla situazione di uno dei progetti strategici per lo sviluppo del Paese – ma anche del Veneto – in corso da anni. Si tratta del corridoio 5, che fin dagli anni ’90 ha impegnato l’Europa a realizzare un asse di sviluppo ferroviario ovest-est, a sud delle Alpi, che coinvolge Spagna, Francia e Italia per arrivare, attraversando Slovenia e Ungheria, fino all’Ucraina: l’asse infrastrutturale Barcellona-Kiev. Spia rossa perché il Consiglio Europeo punta ora al collegamento con l’Ucraina su due assi alternativi: un corridoio ferroviario che parte dal Mare del Nord- Mar Baltico, porto di Rotterdam, fino a Mariupol sul Mar Nero e il collegamento di Odessa con un corridoio che va dal Baltico all’Egeo.

Scrive oggi sul Corriere Paolo Costa, ex Sindaco di Venezia, ex Ministro dei Lavori pubblici ed Europarlamentare: “Nella proposta della Commissione Europea, che il Consiglio Europeo – ma non ancora il Parlamento – ha fatto propria il 5 dicembre scorso, è sparita la tratta finale del “core corridor” Mediterraneo: quella che collegherebbe l’Italia all’Ucraina. Il corridoio 5 si ferma alle porte del Veneto. Il ministro Urso, al ritorno in Italia da Kiev, ha ribadito con forza la volontà italiana di puntare sul corridoio ferroviario Barcellona-Kiev e su Trieste e Venezia come porti “ucraini”. Ma ora questo progetto è a rischio.

L’Italia deve adoperarsi subito, dice, perché il Parlamento Europeo ora – e il Consiglio Europeo quando dovrà tornare a esprimersi – rimettano su un piano di parità il corridoio baltico e il corridoio ferroviario adriatico di sviluppo Europeo verso l’Ucraina.”

La concorrenza baltica vede come due suoi punti di forza i nostri due punti di debolezza: il primo è la strozzatura nell’alta capacità/velocità ferroviaria fra Venezia-Trieste-Lubiana complicata dalla mancanza della terza corsia dell’autostrada Venezia-Trieste, tema balzato anche di recente all’onore delle cronache per i terribili incidenti che hanno visto protagonista questo “punto nero” del sistema veneto. Il secondo è la mancanza di un sistema portuale attrezzato in modo competitivo rispetto a Rotterdam, che per noi potrebbe essere l’insieme dei porti di Ravenna-Venezia-Trieste, più Koper e Rijeka.

Qui a Nordest si sta giocando una delle partite più importanti per la crescita italiana. I nostri governanti in Regione ne sono consapevoli? Già da almeno 20 anni – con Giorgio Lago e Bepi Covre a ragionarci sopra – il tema del Nordest come porta da spalancare per lo sviluppo del Paese, a seguito dell’allargamento dell’unione Europea, era in evidenza. Ci abbiamo dormito sopra?  

Paolo Costa conclude il suo “allerta” con un invito a Veneto e Friuli Venezia Giulia a sollecitare il Governo e a fare di tutto per non perdere questa chance ma anche a mettersi in gioco “in proprio” esprimendo ogni sforzo che già oggi gli spazi di autonomia possibile consentono alle Regioni. Perché spazi di autonomia, al di là della bandiera ormai logora del referendum, per le regioni ci sono già. Si tratta di scelte e di priorità.

E’ il Consiglio regionale che sceglie quali tratte stradali finanziare, quali linee ferroviarie potenziare o quali bloccare. Lo ha fatto con il SFMR: non è stato il governo a obbligare Venezia a fermare il programma in corso per la Metropolitana di Superficie, lo ha deciso la Regione. Che poi ha scelto con le “sue” logiche dove investire. Si assuma dunque le sue responsabilità, metta in cima alla lista delle priorità i progetti che danno precedenza al “core corridor Mediterraneo”, cerchi alleati nelle regioni e nei Paesi di confine che condividono questo interesse e faccia – su questo – la madre di tutte le battaglie: per la Regione, per lo sviluppo, per il lavoro, per il Paese. Poi servirà anche il prosecco, ma per il brindisi, e non per qualche cartellone stradale o qualche spot promozionale in più. O 2000 anni fa gli antichi romani che facevano dei “core-corridors” la loro priorità ne capivano più di noi?                                                        

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