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NOI LA
CIVICA

Ricerca e territorio, fare squadra

Da dove veniamo e dove stiamo andando: parte da qui la ricerca sviluppata dall’Università di Padova sul territorio della Castellana attraverso l’Osservatorio DANE – Democrazia a Nord Est – e il Centro Studi Giorgio Lago. Obiettivo: capire i cambiamenti intercorsi nei primi 20 anni del terzo millennio in un’area centrale del Veneto, dinamica, ricca ma con segnali di incertezza e punti interrogativi. Una ricerca partita all’inizio del 2021 e proseguita per quasi due anni coinvolgendo il mondo dell’economia, della politica, del sociale e della scuola.

Partners, le Associazioni di Categoria della Castellana – Ascom, CNA e Confartigianato – che hanno sostenuto economicamente la ricerca insieme a Lions Club e Caritas, favorendo il coinvolgimento di un tessuto territoriale dove venivano indagati l’economia, la politica e la società civile nelle sue tante aggregazioni e sfaccettature.

Hanno partecipato con interviste in profondità gli attuali Sindaci dei Comuni di Altivole, Castelfranco Veneto, Castello di Godego, Loria, Resana, Riese Pio X e Vedelago ma anche gli Amministratori pubblici degli ultimi 20 anni, sia di maggioranza che di opposizione. Hanno risposto a domande mirate anche i Presidenti di varie associazioni culturali, sportive, a valenza sociale, e poi imprenditori, artigiani e commercianti.

Una sezione molto importante è stata dedicata ai giovani attraverso un focus group e vari contatti con le Scuole superiori. Sono stati coinvolti i Presidi e sono stati 816 gli studenti che hanno risposto al questionario sulla attrattività del loro Comune e dei servizi offerti nel territorio.

Nell’incontro conclusivo, i docenti-ricercatori dell’Università di Padova si sono confrontati con i rappresentanti delle varie Associazioni del comparto economico e sociale, con il mondo della scuola, con i giovani e con il mondo della politica. Uno scambio molto interessante con focus sui segnali di cambiamento di questi 20 anni segnati da tante variabili inattese, ultime la pandemia e la guerra in Europa. L’incertezza sul futuro, che è emersa anche nella Castellana, spinge i giovani a cercare spazi di studio e di lavoro lontano da casa, disponibili a trasferirsi in altre regioni ma anche all’estero. Segnali di disaffezione per un territorio che vedono chiuso a esperienze interessanti e stimolanti benchè la realtà offra opportunità di lavoro anche in settori innovativi e di eccellenza riconosciuta.

Alla fine tutti concordavano sulla necessità di migliorare la capacità di comunicare le nostre eccellenze, la dinamicità di una realtà socio-economica vivace e tutt’altro che arrendevole.

In Veneto non c’è una realtà metropolitana come in Lombardia o in Emilia Romagna ma c’è una originale realtà policentrica, nella quale si sviluppano filiere smart che fanno emergere eccellenze a livello mondiale, sia nella moda che nella meccanica che nel food o nel turismo. C’è il saper fare, ci manca il saper comunicare.

E forse mancano anche le scelte strategiche che la politica ha in questi anni rinviato o interrotto. E come spesso accade la società civile e l’imprenditoria coraggiosamente aprono nuove strade. Come quella intrapresa dalle Associazioni legate a Confindustria che decidono di creare alleanze di area vasta come quella che riunirà le province di Treviso, Padova, Venezia e Rovigo in Confindustria Veneto Est. Nel programma c’è anche una sfida antica: completare la Metropolitana di Superficie. Continuare la “cura del ferro” per liberare l’aria della nostra pianura dall’inquinamento e “raggiungere in treno la fabbrica all’ombra di ogni campanile”: questo chiedono gli imprenditori. Perché “se miglioriamo la connessione mettiamo un freno anche alla fuga dei giovani cervelli all’estero”. Nel 2018 la Giunta Zaia ha bloccato questo progetto al primo stralcio ma il mondo delle imprese lo rimette in primo piano.

Castelfranco, coinvolta nello sviluppo di questa infrastruttura fin dal 2001 – insieme a Padova e Venezia – ne conosce bene le potenzialità: e la sua responsabilità a livello territoriale l’ha sempre sentita. Oggi può ancora esercitarla riprendendo il ruolo che aveva avuto in quegli anni di grande fermento, quando era nata l’Intesa Programmatica d’Area della Castellana, quando erano arrivati ingenti investimenti sulla viabilità stradale e ferroviaria e la Città esprimeva peso e ruolo nelle società pubbliche e nei consorzi di Comuni per la gestione del ciclo dell’acqua, dei rifiuti, del gas, nei Piani di Zona e nei Servizi ospedalieri. E Castelfranco cresceva a livello socio economico insieme all’area della Castellana portandosi, nel 2009, al dodicesimo posto in Italia per qualità della vita.

La sfida, anche a livello locale, è quindi un ritorno al fare squadra, alla valorizzazione della filiera istituzionale insieme a quella economica e sociale, perché non possiamo rassegnarci a un destino di marginalità che né la storia né la geografia ci potrebbero perdonare. E se la Ricerca che è stata presentata con l’Università potesse servire a questa presa in carico, potremmo dire che sono stati soldi, tempo e fatica spesi bene.

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